EPILESSIA

Storia dell’Epilessia

Il termine epilessia deriva dal verbo greco antico ἐπιλαμβάνω, che significa "prendo, sorprendo, accado improvvisamente". Questa parola è stata originariamente adottata in riferimento alla descrizione di svariati eventi, dalle guerre alle malattie. Nella storia, l'epilessia era conosciuta come un evento sacro fino a quando Ippocrate per primo, intorno al 400 a.C., riconobbe che non era un'afflizione soprannaturale ma una malattia fisica. A proposito, i romani credevano ancora che gli attacchi epilettici fossero considerati come cattivi presagi e anni di oscurantismo li seguirono, durante il Medioevo e il Rinascimento, con la credenza che la condizione fosse di origine demoniaca. Di interesse, illustri esempi di persone famose nella storia che soffrivano di questa malattia erano Giulio di Cesare, Giovanna d'Arco, gli scrittori Gustave Flaubert e Fëdor Dostoevskij.

Un approccio moderno all'epilessia è nato da Samuel Auguste David Tissot con il suo "Textbook on Epilepsy" del 1772 e poi nel 1873 da Johns Hughlings Jackson, che ha classificato questa condizione come un disturbo parossistico della funzione cerebrale, e la nozione che una convulsione non era che un sintomo di essa.

Il termine convulsione deriva invece dal verbo latino sagio, che significa "attaccare" o "prendere il sopravvento", e uno dei suoi primi usi documentati fu come termine militare da Tucidide nella sua descrizione delle guerre del Peloponneso, che ebbero luogo dal 431 al 404 a.C.

Al giorno d'oggi un attacco convulsivo è considerato come un evento transitorio dovuto a un'eccessiva attività neuronale; l'epilessia è invece definita come una condizione duratura per cui uno squilibrio tra eccessiva eccitazione e carente inibizione neuronale porta ad una predisposizione a crisi ricorrenti. Così una crisi può essere provocata (situazionale) o, al contrario, una manifestazione di una predisposizione duratura a crisi ricorrenti e quindi rappresentativa dell'epilessia.

Un ampio spettro di disturbi, con associate comorbidità (neurologiche, cognitive e psichiatriche) e conseguenti ricadute sociali è quindi contenuto all'interno della terminologia epilessia, caratterizzata prevalentemente da interruzione ricorrente e imprevedibile della normale funzione cerebrale (le crisi epilettiche).

Definizione di Epilessia

L’epilessia costituisce una patologia neurologica che si esprime in forme molto diverse tra di loro, tanto che è più corretto parlare di epilessie al plurale, piuttosto che al singolare. Questa notevole diversità di forme cliniche si traduce anche in prognosi (future) diverse: alcune forme di epilessia (la maggior parte) sono infatti compatibili con una qualità di vita pressoché normale; altre (per fortuna più rare) sono invece di maggiore gravità.

Frequenza dell’Epilessia

L’epilessia è, tra le patologie neurologiche, una delle più diffuse, tanto che è riconosciuta come malattia sociale dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) . È probabile inoltre che la sua frequenza sia sottostimata perché spesso questa patologia è tenuta nascosta per motivi psicologici e sociali. Dai dati ora a disposizione si sa comunque che nei Paesi industrializzati l’epilessia interessa circa 1 persona su 100: si stima quindi che in Europa circa 6 milioni di persone abbiano un’epilessia in fase attiva (cioè con crisi persistenti e/o tuttora in trattamento) e che la malattia interessi in Italia circa 500.000 persone. Le epilessie colpiscono tutte le età della vita ma i maggiori picchi di incidenza si hanno nei bambini e negli anziani. Nei Paesi in via di sviluppo l’incidenza dell’epilessia è verosimilmente maggiore, anche se non vi sono dati epidemiologici sicuri.

Tipologie di crisi epilettiche

Alcune forme di epilessia sono caratterizzate da un solo tipo di crisi, che si ripetono sempre allo stesso modo e spesso anche nello stesso periodo della giornata . In altri casi invece le crisi si modificano nel tempo: una persona può avere un tipo di crisi da bambino e un altro tipo nell’età adulta . Infine in certe forme più gravi di epilessia un soggetto ha più tipi di crisi contemporaneamente.

Cause dellʼEpilessia

Si ritiene che cause genetiche siano alla base della maggior parte di quelle epilessie che fino a qualche anno fa venivano definite senza causa apparente (epilessie idiopatiche) . Le cosiddette epilessie sintomatiche sono dovute, invece, a lesioni cerebrali che si possono verificare in gravidanza o durante il parto per sofferenza fetale, oppure essere conseguenti a malformazioni del cervello (per un errore di sviluppo corticale), a esiti di malattie infettive del sistema nervoso (encefaliti), di traumi cranici gravi (per es . per incidenti stradali), di tumori cerebrali, di ictus, di malformazioni dei vasi cerebrali . Esistono molti fattori esterni che possono inoltre facilitare la comparsa, in un soggetto predisposto, di una crisi epilettica e questi fattori vanno evitati nei soggetti con epilessia . È noto che crisi epilettiche possono comparire, sempre però in soggetti predisposti, dopo stress psicofisici eccessivi o in seguito a importanti modificazioni del ciclo sonno-veglia (veglie prolungate, risvegli precoci, etc..). Anche l’eccessiva assunzione di alcool o di sostanze eccitanti (caffè, teina ma anche cocaina) può facilitare la comparsa di crisi. Infine, alcune persone sono particolarmente sensibili all’effetto di luci intermittenti, sia artificiali che naturali. Stimolazioni luminose come il passaggio lungo un viale alberato o il riflesso del sole sull’acqua o sulla neve così come le luci intermittenti o alcuni filmati su schermi possono slatentizzare (far emergere) alcune condizioni di epilessia, la cui predisposizione tuttavia è osservabile tramite la consultazione da parte di un medico di un elettroencefalogramma.

Epilessia risolta

L'epilessia è considerata risolta nel caso di una sindrome epilettica dipendente dall'età in individui che hanno superato l'età applicabile, o in pazienti che sono rimasti liberi da crisi negli ultimi 10 anni, senza l'uso di farmaci antiepilettici negli ultimi 5 anni. Il termine risolto, non è automaticamente sinonimo di una condizione di remissione o di cura.

Diagnosi Epilessia

L'elettroencefalogramma (EEG) può stabilire una diagnosi di epilessia se viene registrata una crisi, ma gli EEG interictali (tra le crisi) possono essere problematici perché si verificano falsi positivi (presenza di figure che vengono assimilate a figure epilettiche) e falsi negativi (assenza di anomalie epilettiche in intercritico, ovvero tra una crisi e l’altra). Fino al 5% dei bambini ha attività epilettiforme su EEG senza avere crisi cliniche, e fino al 40% dei bambini con epilessia cronica non dimostra scariche epilettiformi interictali su EEG. I risultati dell'EEG possono confermare la diagnosi di sindrome, ma possono anche cambiare significativamente nel tempo, possono rivelare risultati contrastanti e sono soggetti a un'elevata variabilità intra-lettore.

Allo stesso modo, la diagnosi di epilessia non può essere basata esclusivamente su studi di neuroimmagini. La presenza di un'anomalia sulla risonanza magnetica (RMN) aumenta la possibilità di epilessia e, a seconda della natura dell'anomalia, aumenta la probabilità di un tipo specifico di crisi o di una sindrome epilettica; tuttavia, al contrario, la presenza di queste non identifica per forza la presenza di una sindrome epilettica.

Cosa fare in caso di anomalie epilettiche

Se a tuo figlio sono state diagnosticate delle probabili anomalie epilettiche chiedi tutte le spiegazioni al tuo medico neuropsichiatra-epilettologo. Anomalia epilettica all’EEG non equivale ad epilessia.E’ importante comunque evidenziare che il rischio di epilessia nei bambini con PCI può essere aumentato ed è per questo che viene consigliato di eseguire periodicamente un EEG di controllo e di tenere in casa i farmaci emergenziali per l’interruzione di un’eventuale crisi (esempio: Micropam, Buccolam).