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Vita - Nuovo contratto badanti: il costo del welfare sulle famiglie italiane

Dal primo gennaio 2023 è in vigore il nuovo contratto collettivo nazionale per colf, badanti e collaboratori domestici. Un atto che giustamente adegua le retribuzioni, mediamente molto basse, riconosciute a chi assicura assistenza domestica presso milioni di famiglie italiane. Vengono innalzate le retribuzioni, elevato il costo dei contributi, aumentate le indennità sostitutive di vitto e alloggio.

Per restituire l’idea degli aumenti, una famiglia che si avvalga per 30 ore alla settimana di badante o assistente ad una persona non autosufficiente avrà una spesa maggiore di circa 1.300 euro l’anno. Se l’operatore è dipendente a tempo pieno e convivente l’aumento medio annuo sarà di circa 1.600 euro. Se il collaboratore vanta una certa anzianità di servizio, la spesa aumenta. Come detto, si tratta di aumenti doverosi, ma che si abbattono esclusivamente sulle famiglie cioè le prime garanti del sistema di welfare. Sono oltre due milioni di nuclei.

Ne sono colpiti in particolare alcuni profili:

1. le famiglie con persone anziane non autosufficienti che hanno preferito non ricorrere al

ricovero in RSA (finora il 58,5% delle famiglie rientra in questa condizione; dati Censis);

2. le famiglie e le persone con severe necessità assistenziali e sanitarie – pensiamo anche alle

persone con patologie oncologiche – che hanno fortemente voluto, anche a costo di forte

impegno diretto nell’assistenza, che il luogo di vita del congiunto rimanga la sua casa;

3. le persone con disabilità che hanno optato per percorsi di vita indipendente avvalendosi

anche di assistenti personali;

4. i caregiver familiari che hanno necessità di essere coadiuvati, per quanto economicamente

possibile, da assistenti, colf, operatori.

Ne saranno ancora più colpiti i nuclei che hanno scelto di regolarizzare i contratti anche nella speranza, parzialmente soddisfatta, di poter contare su contributi pubblici che non coprono mai completamente i costi.

L’effetto certo è quello dell’ulteriore impoverimento, sospingendo o mantenendo i nuclei e le persone nella povertà relativa se non assoluta. Questo nuovo sovraccarico economico – non va dimenticato – si aggiunge all’aumento del costo della vita, ad un non proporzionale aumento di pensioni e retribuzioni, ai costi energetici che acclaratamente pesano di più su questo tipo di nuclei. Sarà un sovraccarico insostenibile che costringerà a scelte inevitabili.

Sono infatti prevedibili alcuni preoccupanti effetti:

a. il ricorso ai rapporti di lavoro irregolare (i cui costi comunque fatalmente aumenteranno);

b. il ricorso al ricovero in RSA e in istituto che potrebbe progressivamente diventare più sostenibile economicamente per le famiglie;

c. la rinuncia a percorsi di autonomia personale e vita indipendente intrapresi da persone con disabilità con il ritorno alla famiglia di origine o con il ricorso a strutture protette;

d. la rinuncia ai collaboratori da parte dei caregiver familiari, sobbarcandosi anche quella parte di lavoro con ciò che ne deriva in termini di salute e isolamento.

Troppo spesso si dimentica che le famiglie italiane sono il principale “azionista” del welfare in ambito assistenziale e sulla non autosufficienza. Per la retribuzione dei lavoratori domestici regolari, le famiglie italiane nel 2020 hanno speso circa 5,8 miliardi, a cui vanno poi aggiunti i contributi (1 miliardo) e i TFR (0,4 miliardi), per un totale di 7,2 miliardi per la sola componente regolare. Considerando anche la spesa per la componente irregolare (quindi solo la loro retribuzione), si ottiene un volume complessivo di 14,9 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione dei lavoratori domestici (dati Censis, Istat, Domina). A questa cifra impressionante va aggiunto tutto il lavoro non riconosciuto assicurato da migliaia di caregiver familiari, cioè da persone, in maggioranza donne, che spesso rinunciano al lavoro retribuito e alla carriera per assistere il loro congiunto.

Ancora oggi è risibile il riconoscimento di queste spese. In ambito fiscale sono riconosciute solo la deducibilità dal reddito dei contributi versati, fino a 1.549,36 euro all’anno, e la detraibilità dall’Irpef del 19% delle spese per gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, fino a 2.100 euro per contribuente, ma solo se il reddito complessivo non supera i 40mila euro. Un quadro che non aiuta certo l’emersione del lavoro nero e la regolarizzazione, una scelta miope non certo impostata sull’equità.

Si aggiunga a questo quadro che i contribuiti riconosciuti dallo Stato (Fondo Non Autosufficienza), già largamente insufficienti, vengono irrimediabilmente erosi dai pur giusti aumenti retributivi, oltre che dall’inflazione e dal costo energetico.

È tempo di passare dalle enunciazioni di principio (vita indipendente, supporto alla non autosufficienza, sostegno ai caregiver familiari) agli interventi concreti immediati e urgenti. Non c’è più tempo di attendere “riforme epocali”. Le richieste urgenti sono allora molto chiare e semplici:

– aumento del Fondo per la non autosufficienza e accelerazione delle modalità di accesso ai contributi;

– adeguamento dei contributi e semplificazione delle regole per i progetti di vita indipendente e per l’assistenza ai gravissimi;

erogazione di un bonus straordinario a favore dei nuclei e delle persone che hanno sottoscritto regolari contratti in presenza di una persona non autosufficiente;

– revisione tempestiva delle formule di detrazione e deduzione delle spese tali da compensare gli oneri sostenuti e favorire l’emersione del lavoro nero;

– ampliamento dei criteri per l’ingresso di lavoratori stranieri che svolgano attività di lavoro domestico.

Sono tutti interventi che sono necessari e urgenti, e che richiedono un’azione politica tempestiva che non può più essere rimandata sine die in attesa di futuribili riforme complessive pur necessarie quali quelle sulla disabilità e sulla non autosufficienza o la norma quadro sui caregiver familiari. Le famiglie e le persone attendono una risposta!

Firmatari

Agenzia per la Vita Indipendente Aps

ATRX Italia Aps

Cittadinanzattiva

Collettivo Disabilità Municipio XI, Roma

Comitato Familiari Comma 255

Comitato 16 Novembre Odv

CoorDown – Coordinamento nazionale Associazioni

delle persone con sindrome di Down

Coordinamento Associazioni Disabili, L’Aquila

CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà, Torino

DAI Reagiamo Onlus, Tricase (LE)

Disability Pride

ENIL Italia

FAVO – Federazione delle Associazioni di

Volontariato in Oncologia

Fiaba Autismo Onlus

FIDA – Forum Italiano Diritti Autismo Aps

Fondazione Fightthestroke Ets

ISAAC – Italia, Società Internazionale per la

Comunicazione Aumentativa e Alternativa, Ets

La casa di Sofia Aps, Taranto

La lampada dei desideri Odv, Roma

Movimento Consumatori Aps

Oltre lo Sguardo Aps

Parent Project Aps

Sensibilmente Odv

UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare

UNIAMO – Federazione I

Confindustria: I DATI PER CONOSCERE LA DISABILITÀ

Senza dati accurati è impossibile conoscere e conseguentemente intervenire sul mondo della disabilità. Francesca Fedeli, presidente della Fondazione Fight The Stroke, ci presenta il progetto che ha portato avanti: Disabled Data o Dati Disabilitati. Una piattaforma partecipata, che ha messo insieme diversi attori e ha indagato sette aree di interesse prioritario, dall’accesso all’istruzione alla fruizione del tempo libero, dall’occupazione all’accesso ai sussidi. È stata promossa dalla Fondazione e progettata da Sheldon Studio con la collaborazione di OnData con l’obiettivo di rendere accessibili e immediati a un pubblico più ampio i dati sulla disabilità nel nostro Paese. Una prima mappatura per agevolarne la lettura, l’analisi critica e la messa a disposizione per l’adozione di politiche efficaci.

Conosciamo meglio la Fondazione: come nasce e con quali obiettivi?Fight The Stroke nasce nel 2014 sulla base di un’esigenza personale come spesso accade nel terzo settore: la diagnosi di nostro figlio Mario, nato nel 2011, con un ictus perinatale e quindi una prospettiva di disabilità di permanente di paralisi cerebrale infantile. L’obiettivo della Fondazione è quello di supportare la causa dei giovani sopravvissuti all’ictus e delle famiglie dei bambini con paralisi cerebrale infantile che devono reinventarsi e confrontarsi ogni giorno con la burocrazia per ottenere i diritti riconosciuti. La Fondazione vuole educare alla consapevolezza che i bambini, anche quelli non ancora nati, possono essere colpiti da lesioni cerebrali fortemente invalidanti e il cui futuro non dovrebbe essere già scritto, ispirando le nuove generazioni a favorire la ricerca e l’adozione di terapie innovative validate dalla scienza”.

Perché l’esigenza di ripartire dai numeri? “Per fare chiarezza. Per contarci, per sapere quante persone con disabilità ci sono in Italia, navigando sul web ci abbiamo impiegato, nel cosiddetto user journey, 80 click con l’annessa apertura di circa 20 tabelle. Aggregando i dati da diverse fonti, fra cui quelle di Istat e Eurostat, ci siamo resi conto che nel nostro Paese i numeri delle persone con disabilità sono sottostimati, è come se l’accesso ai dati per noi e su di noi fosse disabilitato.

L’ultima rilevazione ISTAT del 2019 ci dice che in Italia ci sono 3.150.000 persone con disabilità ma questo dato, che corrisponde a circa un 5% della popolazione, è il risultato di un’indagine campionaria che rileva risposte autodichiarate e non tiene conto, ad esempio, di altre fonti informative, come i dati provenienti dalle certificazioni INPS. Un limite che potrebbe essere superato dal “Registro delle disabilità”, progetto di cui si parla dal 2020 ma non ancora reso disponibile.

La percentuale italiana del 5% sembra inoltre essere sottostimata e in controtendenza rispetto alle percentuali globali, che definiscono la più grande minoranza marginalizzata delle persone con disabilità pari al 15% della popolazione mondiale.

Conoscere questi dati non è solo un interesse speculativo, vuol dire essere partecipi anche del processo di assegnazione delle risorse pubbliche, poter verificare l’adeguata realizzazione delle politiche che ci riguardano, incluse quelle del welfare”.

Quale fra i dati raccolti è per lei più significativo? “Il tema relativo all’istruzione e alla scuola è uno di quelli su cui desidero portare l’attenzione. In termini di partecipazione scolastica, gli alunni con disabilità sono in crescita, ma il numero di insegnanti di sostegno per alunni varia considerevolmente tra le regioni italiane, e in termini di barriere architettoniche solamente una scuola su tre risulta accessibile per i bambini e ragazzi con disabilità motoria, anche qui con forti variazioni regionali. Ma non solo, per i nostri ragazzi è come se mancasse la reale possibilità di scegliere come costruire in autonomia il proprio percorso di vita. Un chiaro indicatore è il calo della partecipazione scolastica nell’istruzione secondaria, per lo più relegata a percorsi tecnici e, soprattutto, il calo ancora più drastico per l’istruzione terziaria in cui l’Italia è uno dei fanalini di coda d’Europa. I nostri ragazzi con disabilità difficilmente fanno viaggi studio all’estero, studi al conservatorio o hanno accesso ad università prestigiose: quello che normalmente ci auguriamo per ogni figlio, nel caso dei figli con disabilità sembra essere un percorso precluso in partenza”.

Il tempo libero e le attività sportive come vengono viste? “Quello che colpisce è il mettere in secondo piano tutto ciò che a che fare con il tempo libero, in quanto non viene considerato né una necessità né un diritto, contrariamente a quanto avviene nelle famiglie del Nord Europa. In Italia, in particolare, lo sport viene considerato come intrattenimento e non un bisogno primario capace di coadiuvare con la cura o le terapie che si seguono. Lo sport porta con sé socialità e diversi benefici, come la consapevolezza di sé, l’autostima, la sicurezza ma può diventare anche una professione. Noi come Fondazione investiamo molto sullo sport come abilitatore, sia come alleato nella riabilitazione che nell’avviamento ad attività paralimpiche. Ad esempio con l’iniziativa dei Fight Camp estivi offriamo a bambini dai 6 ai 12 anni, con diversi gradi di deficit motorio e provenienti da tutte le parti del mondo, una settimana intensiva di riabilitazione attraverso lo sport. Nel Fight Camp i nostri ragazzi con Paralisi Cerebrale possono allenare e migliorare le loro abilità motorie, imparando discipline come l’atletica, il taekwondo o l’arrampicata. È un’occasione unica in cui i partecipanti possono vivere una socialità ricreativa e una vita comunitaria con i pari, a cui in genere non partecipano negli altri luoghi di aggregazione. E tutti i bambini hanno degli obiettivi riabilitativi personalizzati, concordati con la famiglia e con i terapisti, e misurati rispetto a indicatori e scale certificate.”

Il progetto AINCP su intelligenza artificiale e paralisi cerebrale infantile, ci racconta il coinvolgimento di Fight The Stroke? “AlNCP è l’acronimo del progetto europeo “Clinical validation of Artificial Intelligence for providing a personalized motor clinical profile assessment and rehabilitation of upper limb in children with unilateral Cerebral Palsy” dall’Unione Europea nell’ambito del Programma Quadro EU Horizon. È un progetto di ricerca che ha l’obiettivo di sviluppare strumenti di supporto alle decisioni cliniche basati sull’evidenza, per la diagnosi funzionale dei bambini con emiparesi, e di telemedicina, per impostare il trattamento riabilitativo personalizzato, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e alla metodica riabilitativa dell’Action Observation Therapy. A condurre la ricerca è l’Università di Pisa, con numerosi partner italiani come l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone, che si occuperà della sperimentazione clinica, la Scuola Superiore Sant’Anna con l’Istituto di Biorobotica per la messa a punto di nuovi dispositivi sensorizzati con tecnologia robotica e l’Istituto di Management per la sostenibilità del progetto nei sistemi sanitari europei, l’Università del Salento che si occuperà degli aspetti etici nell’uso dell’intelligenza artificiale in età evolutiva. Per la prima volta partecipano anche i pazienti e i loro caregivers sin dalla fase progettuale: la Fondazione FightTheStroke con il suo braccio operativo FTS srl, il principale gruppo italiano a supporto dei genitori di bambini con paralisi cerebrale infantile, porterà la voce dei bisogni delle famiglie e co-creerà soluzioni disegnate intorno ai giovani pazienti, così come di rilievo è la presenza nel consorzio di aziende private del settore. Come partner internazionali vi saranno l’Universidad De Castiglia – La Mancha (Spagna) e la Katholieke Univesiteit Leuven (Belgio) che insieme a Stella Maris si occuperanno della parte clinica, prevedendo il coinvolgimento di almeno 200 bambini, e la University of Queensland (Australia) per la messa a punto di algoritmi di intelligenza artificiale da integrare nel modello. È un progetto di cui siamo davvero orgogliosi e che ci permette di dare un nostro contributo concreto all’innovazione in medicina e al miglioramento delle condizioni di vita dei nostri bambini”.

Come ritiene che sia la presa in cura delle persone con disabilità complesse nel nostro Paese? “Per alcuni aspetti nei percorsi di cura e assistenza è come se si fosse perso il collegamento con il territorio e l’attenzione alle peculiarità dei diversi tipi di disabilità e ai contesti familiari. Dovremmo chiederci come possiamo continuare ad offrire lo stesso tipo di servizio a una persona adulta o a un bambino, che nasce in regioni diverse? C’è moltissima mobilità fra le diverse regioni e tra alcuni centri di eccellenza nazionale per questa condizione di disabilità: famiglie che ogni giorno devono sostenere costi e investimento di risorse proprie per effettuare visite di controllo o esami più approfonditi a Genova, Pisa o Milano. Il problema maggiore però è quando una famiglia non si sente seguita o non riesce ad avere la giusta rete territoriale e sceglie, per le difficoltà che incontra, anche economiche, di andare in centri non certificati, finendo nelle mani di alcuni centri esteri che promuovono cure miracolose senza evidenza di prove scientifiche. Per le famiglie con disabilità complesse emergono sempre più discrepanze anche in merito alla richiesta di ausili. Se pensiamo ai bambini con disabilità complesse che sempre più spesso non ricevono gli ausili adeguati o perdono la possibilità di personalizzarli. Si vedono arrivare a casa deambulatori o carrozzine fuori misura, ausili standardizzati che non tengono conto della crescita reale dei bambini, perdendo di fatto la possibilità di aggiornarli ogni sei mesi. La chiave per un cambiamento parte da un sistema di alleanze fra famiglie, associazioni, classe medica e industria, capace di portare una nuova cultura della disabilità”.

ALLEANZA PER L’INFANZIA chiede a governo, parlamento, istituzioni competenti, un’azione incisiva per la piena inclusione dei minorenni con disabilità

Roma, 3 dicembre 2022

I dati sulla prevalenza della disabilità nei minori e il loro livello di inclusione sociale sono ancora troppo lacunosi e le opportunità di inclusione troppo disomogenee e insufficienti. Occorre superare le sfide metodologiche e i vincoli imposti dalla normativa sulla privacy per costituire una base dati affidabile e completa che consenta di monitorare i progressi fatti verso il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030, dalla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e della Child Guarantee. Alleanza per l’Infanzia vigilerà affinché il Registro sulla Disabilità possa includere queste prospettive e permettere così di orientare i decisori politici verso azioni coerenti con i bisogni evidenziati dai giovani con disabilità e dai loro caregivers.

In occasione della Giornata internazionale sui diritti delle persone con disabilità, Alleanza per l’Infanzia, che ha costituito un Gruppo di lavoro sui diritti dei bambini e dei minorenni con disabilità, al quale partecipano oggi 25 esponenti delle principali Associazioni italiane e istituzioni, docenti universitari, ricercatori ed esperti, denuncia la persistente lacunosità dei dati sull’incidenza, distribuzione, caratteristiche delle disabilità nella popolazione dei minorenni in Italia. Tale lacunosità impedisce sia di programmare efficacemente gli interventi necessari a un piena inclusione di queste persone nei diversi ambiti di vita e crescita, sia di monitorare puntualmente i progressi nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, dall’Agenda 2030 e dalla Child Guarantee.

A questo fine chiede che

  • venga data piena attuazione a quanto previsto nel Piano nazionale sulla Child Guarantee in generale e nello specifico per i minorenni con disabilità.

  • Venga data piena attuazione a quanto previsto nel Piano nazionale di azione infanzia e adolescenza, in generale e nello specifico per quanto attiene ai minorenni con disabilità.

  • Ci si impegni a superare le sfide metodologiche e i vincoli imposti dalla normativa sulla privacy nella raccolta dei dati sulle disabilità.

  • Venga istituito un Registro sulla disabilità che consenta di creare una base di campionamento adeguata per la progettazione di indagini statistiche sulla disabilità, finalizzate a ottenere stime di prevalenza omogenee sul territorio nazionale rispetto alla definizione di persona con disabilità proposta dalla Convenzione ONU e a realizzare analisi dell’inclusione sociale delle persone con disabilità.

  • Venga garantito  l’ascolto e la partecipazione dei giovani con disabilità, al fine di “…investire sui meccanismi di partecipazione di bambini e adolescenti, anche attraverso risorse finanziarie dedicate che possano garantirne il funzionamento non solo a livello centrale ma anche nelle realtà locali e marginalizzate, così da assicurare, a tutte e tutti, di avere voce nei processi decisionali”, per dirla con le parole dello Youth Advisory Board, creato nell’ambito della sperimentazione in Italia della Garanzia Infanzia[1].

Vita: Sport for Inclusion Network è diventato un ente di Terzo settore

Era nato prima come coordinamento informale, adesso lo Sport for Inclusion Network è diventato un Ente di Terzo Settore voluto da 21 fondazioni che tra le loro azioni hanno il sostegno e la promozione dello sport come strumento d'inclusione. Si tratta della prima Rete tematica tra fondazioni in Italiaun progetto di sistema a che raccoglie alcune tra le pratiche più interessanti di sport inclusivo ma che, soprattutto, vuole mantenere sempre accese le luci sull'azione sportiva come strumento privilegiato di benessere sociale, incontro con le fragilità e salute pubblica.

Un tema sempre centrale quello dello sport e dello sport inclusivo in Italia. Prima della pandemia nel mondo delle istituzioni non profit più del 33% erano realtà prettamente sportive (circa 120 mila) ma di queste solo il 7% (circa 8 mila) contribuiva, attraverso la propria attività, al contrasto di forme di disagio (Dati ISTAT 2019). Il bisogno è palese: sostenere e accompagnare chi nel nostro Paese pensa allo sport come strumento trasversale nei processi inclusivi, con la capacità di interessare una fetta sempre più ampia di popolazione e rendere sistemico, nelle politiche di welfare, l'utilizzo dello sport.

Le 21 organizzazioni aderenti sono uno spaccato di come il movimento dello sport inclusivo stia cercando di svilupparsi nel Paese con numeri che ne fanno un soggetto corale e rappresentativo. Il 71% delle fondazioni del Network si occupa di ambiti sport e disabilità, il 59% di sport e periferie, e sport e povertà, mentre il 41% di sport e migranti. Una presenza capillare sul territorio nazionale e non solo; infatti quasi un terzo delle fondazioni aderenti interviene anche all'estero.

Oltre 300 le iniziative di sport inclusivo realizzate o sostenute nell'ultimo anno con più di 175.000 beneficiari diretti o indiretti (principalmente persone svantaggiate, caregiver, insegnanti, educatori e organizzazioni che erogano attività sportiva, quali ASD e società sportive).
Oltre 800.000 i contatti che le fondazioni raggiungono attraverso le proprie iniziative speciali sul territorio e i propri canali (principalmente newsletter, LinkedIn, Facebook e Instagram).

Insieme ai suoi soci, Lo Sport for Inclusion Network si occuperà dello studio e della diffusione di buone pratiche di sport inclusivo, della formazione delle associazioni sportive dilettantistiche e delle organizzazioni del terzo settore, di agevolare la collaborazione con il mondo dello sport tradizionale e, chiaramente, di sostenere e sperimentare di progetti che uniscono sport e inclusione. Sarà presidente per il triennio Rocco Giorgianni, Segretario Generale di Fondazione Milan, alla Vicepresidenza Simone Castello, Segretario Generale di Fondazione Mazzola (nella foto, Giogianni a sinistra). Compongono il Direttivo della neonata Rete: Francesca Fedeli, Presidente di Fondazione Fightthestroke; Elisa Furnari, Presidente di Fondazione Ebbene; Nicola Corti, Segretario Generale di Fondazione Allianz UMANA MENTE; Alberto Benchimol, Presidente Sportfund fondazione per lo sport; Daniele Pasquini, Presidente di Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport.

Sono soci dello Sport for Inclusion Network: Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, Fondazione Allianz UMANA MENTE, Fondazione Aquila per lo Sport Trentino, Fondazione Ebbene, Fondazione Fighthestroke, Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, Fondazione Laureus Sport for Good Italia ONLUS, Fondazione Mazzola, Fondazione Milan, Fondazione Opera Santa Rita da Cascia, Fondazione Mente, Fondazione PCE De Finibus Terrae, Fondazione Pietro Pittini, Fondation Pro Montagna, Fondazione per lo Sport del Comune di Reggio Emilia, Fondazione Scholas Occurrentes, Fondazione Time 2, Dynamo Sport, Lymph Foundation, Progetto Aita Onlus, Sportfund Fondazione per lo Sport Onlus. Con il patrocinio di SIMFER - Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa

Sport for Inclusion Network è diventato un ente di Terzo settore (30/11/2022) - Vita.it

Gazzetta.it: Nasce Sport for Inclusion Network

Sorto come coordinamento informale, lo Sport for Inclusion Network è ora un Ente di Terzo Settore voluto da ventuno fondazioni che tra le loro azioni hanno il sostegno e la promozione dello sport come strumento d’inclusione.
Si tratta della prima rete tematica tra fondazioni in Italia: un progetto di sistema a che raccoglie alcune tra le pratiche più interessanti di sport inclusivo e che, soprattutto, vuole mantenere sempre accese le luci sull’azione sportiva come strumento primario di benessere sociale e salute pubblica.

Un tema sempre centrale quello dello sport e dello sport inclusivo in Italia. Prima della pandemia nel mondo delle istituzioni non profit più del 33% erano realtà prettamente sportive (circa 120 mila) ma di queste solo il 7% (circa 8 mila) contribuiva, attraverso la propria attività, al contrasto di forme di disagio (Dati ISTAT 2019).
Il bisogno è palese: sostenere e accompagnare chi nel nostro Paese pensa allo sport come strumento trasversale nei processi inclusivi, con la capacità di interessare una fetta sempre più ampia di popolazione e rendere sistemico, nelle politiche di welfare, l’utilizzo dello sport.
Le ventuno organizzazioni aderenti sono uno spaccato di come il movimento dello sport inclusivo stia cercando di svilupparsi nel Paese con numeri che ne fanno un soggetto corale e rappresentativo.
Il 71% delle fondazioni del Network si occupa di sport e disabilità, il 59% di sport e periferie, e sport e povertà, mentre il 41% di sport e migranti. Una presenza capillare sul territorio nazionale e non solo; infatti quasi un terzo delle fondazioni aderenti interviene anche all’estero.
Oltre 300 le iniziative di sport inclusivo realizzate o sostenute nell’ultimo anno con più di 175.000 beneficiari diretti o indiretti (principalmente persone svantaggiate, caregiver, insegnanti, educatori e organizzazioni che erogano attività sportiva, quali ASD e società sportive).
Oltre 800.000 i contatti che le fondazioni raggiungono attraverso le proprie iniziative speciali sul territorio e i propri canali (principalmente newsletter, LinkedIn, Facebook e Instagram).

Insieme ai suoi soci, lo Sport for Inclusion Network si occuperà dello studio e della diffusione di buone pratiche di sport inclusivo, della formazione delle associazioni sportive dilettantistiche e delle organizzazioni del terzo settore, di agevolare la collaborazione con il mondo dello sport tradizionale e, chiaramente, di sostenere e sperimentare di progetti che uniscono sport e inclusione.
Presidente per il primo triennio Rocco Giorgianni, Segretario Generale di Fondazione Milan, alla Vicepresidenza Simone Castello, Segretario Generale di Fondazione Mazzola. Compongono il Direttivo della neonata Rete: Francesca Fedeli, Presidente di Fondazione Fightthestroke; Elisa Furnari, Presidente di Fondazione Ebbene; Nicola Corti, Segretario Generale di Fondazione Allianz UMANA MENTE; Alberto Benchimol, Presidente Sportfund fondazione per lo sport; Daniele Pasquini, Presidente di Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport.

Nasce Sport for Inclusion Network | In coda al gruppo (gazzetta.it)

Guida corsi 2022-2023 per bambini e ragazzi a Milano

Guida corsi 2022-2023 per bambini e ragazzi a Milano

Guida ai corsi pomeridiani per bambini e ragazzi 2022-2023

Arte, sport, musica, lingue e corsi multigenerazionali a Milano e hinterland. Le proposte per l'anno. Scarica la guida e usa gli sconti della Radiomamma Card

GUIDA AI CORSI POMERIDIANI PER BAMBINI A MILANO: PROPOSTE DIVISE PER ZONE E TEMI, SCONTI, POLICY COVID

Nella GUIDA AI CORSI DI RADIOMAMMA 2022/2023, che puoi leggere online o scaricare gratis, registrandoti trovi:

  • Introduzione con: le tendenze dell’anno, la situazione della proposta per bimbi e ragazzi con disabilità, la “policy Covid”, le regole per il certificato medico per lo sport

  • Le proposte per bambini e ragazzi da 0 a 14 anni, tra cui scegliere. Trovi indicata la zona in cui sono, il tipo di corso (arti, lingua, sport, musica, multigenerazionali...), l’età a cui è rivolta la proposta e il bollino rosa che indica se il corso è attrezzato per accogliere bambini con diverse abilità

  • Il simbolo della Radiomamma card ti indica quali realtà applicano lo sconto Radiomamma card

Un fight camp da pirati - Marina Militare

L'ultima tappa di Nave Italia prima della pausa estiva ha visto imbarcare il gruppo della Fondazione Fight The Stroke ETS alla sua prima partecipazione.

Tale tappa segna un momento simbolico per la Campagna di Solidarietà 2022 e per Nave Italia nel suo viaggio di rientro all'Arsenale Militare di La Spezia. Dopo 20 settimane, 2887 miglia percorse e 13 porti diversi la prima parte del viaggio volge al termine per riprendere il mare Martedì 30 Agosto.

FightTheStroke è una Fondazione che risponde alla necessità di conoscenza e di supporto alle famiglie impattate dalla gestione di un sopravvissuto da Ictus e con una disabilità di Paralisi Cerebrale Infantile. Francesca Fedeli e Roberto D'Angelo sono i co-fondatori di tale Fondazione ed hanno partecipato attivamente all'esperienza di Nave Italia imbarcando con il loro figlio Mario ed insieme ad un gruppo di altre 10 persone tra bambini ed accompagnatori. Tra questi, il ricercatore Eugene Rameckers della Maastricht University, Department of Rehabilitation, per garantire un trattamento individualizzato e in linea con le più avanzate evidenze nella riabilitazione motoria dei bambini con Paralisi Cerebrale.

FightTheStroke esiste per garantire un futuro migliore ai giovani sopravvissuti all'ictus con una disabilità di Paralisi Cerebrale Infantile, e alle loro famiglie. La mission, in veste di vero e proprio obbiettivo personale, è educare alla consapevolezza che i bambini, anche quelli non ancora nati, possono essere colpiti da danni al cervello. L'ente ha già ha un proprio format terapeutico già collaudato: il fightcamp, così chiamato, ha come base tutta una serie di attività sportive ludico-fisiche da somministrate in modo intensivo; esperti, professionisti dello sport e trainer specifici tengo i bambini in costante allenamento per stimolare l'apparato muscolare e creare l'abitudine e l'attaccamento all'esercizio fisico.

Il format terapeutico della Fondazione, sotto molti aspetti simile alla Terapia dell'Avventura promossa su Nave Italia, si è integrata perfettamente con le attività di bordo e con i ritmi di lavoro dell'equipaggio della Marina Militare, che è stato quasi interamente coinvolto nell'attività finale del gruppo; la “Battaglia" tra le due squadre miste di bambini e marinai ha visto confrontarsi in diversi attività fisiche quali il tiro alla fune, push-up ed i calci ai colpitori (a cura di un Trainer qualificato).

Nave Italia chiude la prima parte della Campagna per salpare nuovamente ai primi di settembre con un nuovo gruppo di marinai speciali.

Le domande giuste per superare gli stereotipi

Le domande giuste per superare gli stereotipi

Nei giorni scorsi un questionario proposto, e poi ritirato, dai comuni di Nettuno e di Roma per valutare la situazione di stress delle persone che assistono familiari con disabilità è stato discusso e criticato da attivisti e associazioni del settore. Le critiche sono sorte per alcune domande come "quanto risentimento provi nei confronti di tuo figlio disabile?" o "quanto ti vergogni del tuo familiare?", che sembrano ricondurre lo stress a una situazione personale interna invece che al contesto difficile, anche legato allo scarso sostegno istituzionale, in cui si ritrovano le famiglie. È vero che se non si misura un fenomeno non è possibile conoscerlo e promuovere soluzioni per far fronte a eventuali problemi, ma anche il modo in cui si raccolgono i dati è importante e può definire il tipo di risposta che la politica dà alle esigenze delle famiglie e della comunità. Come ha ben spiegato Simona Lancioni su Informare un'h, il magazine online del centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli, le domande si basavano su scale di misura del carico assistenziale create nell'ambito dell'assistenza agli anziani negli anni ottanta e su un modello medico di disabilità, che la considera un problema fisico, mentale o sensoriale del singolo individuo, superato oggi da un modello bio-psico-sociale. Quest'ultimo non considera più "la disabilità come una faccenda indivi duale e privata, ma responsabilità delle società. Al di là del caso discusso in questi giorni, è necessario colmare su tuttii livelli la lacuna di dati sulla disabilità in Italia, come denunciato da Francesca Fedeli, della fondazione FightTheStroke, nell'ambito della campagna Disabled Data. Fedeli ha avviato, insieme ad altre associazioni, una mappatura dei dati sulla disabilità in Italia, che risultano incompleti, non aggiornati e di difficile accesso. Per conoscere con esattezza il numero di disabili nel nostro paese, o scoprire come è stato calcolato il numero di 3,15 milioni di persone che si trova nelle fonti online, oggi bisogna fare "un viaggio da 85 click" tra tabelle che non si aprono e siti che risultano non più accessibili. Senza dati, "è difficile dar voce alle battaglie di rivendicazione dei diritti di una comunità ancora oggi marginalizzata o mal raccontata", si legge sul sito della campagna. In più, il tipo di dati che raccogliamo su un fenomeno o una situazione influenza il modo in cui lo raccontiamo: per superare gli stereotipi è necessario fare e farsile domande giuste.

Donata Columbro è una giornalista che si occupa di tecnologia e attivismo.

ForumPA - Premio "Rompiamo gli schemi 2022"

ForumPA - Premio "Rompiamo gli schemi 2022"

Roberto D’Angelo, Chief Innovation Officer, volontario e co-fondatore della Fondazione Fightthestroke, ha deciso di fare qualcosa di concreto per supportare le famiglie con bambini affetti da epilessia, come suo figlio Mario. Tre anni fa, dopo tante notti insonni per monitorare il ragazzo, ha ideato MirrorHR, uno strumento che permette a familiari e ricercatori di identificare al meglio i potenziali fattori scatenanti delle crisi epilettiche, garantendo maggiore tranquillità. Grazie all’aiuto di medici e genitori appassionati che, in tutto il mondo, hanno condiviso storie personali e feedback, oggi MirrorHR è disponibile per tutti gratuitamente: una soluzione unica di raccolta e analisi dati a favore delle persone con epilessia, dei loro medici e familiari. Questa esperienza gli ha permesso di sviluppare una sensibilità unica a risolvere i problemi in modo innovativo e fuori dagli schemi.

Nascono i Campus Estivi Paralimpici promossi dal CIP

Nascono i Campus Estivi Paralimpici promossi dal CIP

I Campus si terranno a Lignano Sabbiadoro, Roma, Bari e Messina dal 13 giugno al 4 luglio. Presenti, alla cerimonia di presentazione dell’evento, Giada Rossi e Stefano Travisani

Dal 13 giugno prenderanno il via, per la prima volta, i campus estivi paralimpici. Il progetto nasce dall’iniziativa del Comitato Italiano Paralimpico con l’obiettivo di avvicinare allo sport sempre più bambine e bambini, ragazze e ragazzi con disabilità del nostro Paese. La manifestazione, alla sua prima edizione, è rivolta infatti ai giovani con disabilità fisiche, intellettive e sensoriali compresi nella fascia di età 6-25 anni alla prima esperienza nel mondo dello sport.

Quattro le città italiane coinvolte, da nord a sud: Lignano Sabbiadoro (centro Bella Italia), Roma (Centro di Preparazione Paralimpica), Bari (Centro Sportivo CUS) e Messina (Centro Sportivo CUS). I partecipanti, grazie al supporto delle Federazioni Sportive Paralimpiche e delle Federazioni Sportive Nazionali Paralimpiche, potranno cimentarsi in tante discipline, per un’offerta complessiva che ammonta a 21 specialità, suddivise in base alla location prescelta e al tipo di disabilità: atletica, baseball per non vedenti, basket in carrozzina, boccia paralimpica, bocce, calcio a 5 e calcio a 5 non vedenti, calcio a 7, canoa-kajak, canottaggio, canottaggio non vedenti, ciclismo, handbike, scherma, scherma non vedenti, showdown, sitting volley, tennistavolo, tiro con l’arco, tiro con l’arco per non vedenti e wheelchair tennis.
Sono già oltre 300 gli iscritti alle 4 manifestazioni, con un’età media di 13,1 anni: il 40% di questi con una disabilità intellettiva, un altro 40% con disabilità fisiche e il restante 20% con disabilità sensoriali.
Il calendario dell’evento prevede una settimana, dal 19 al 26 giugno dedicata alla disabilità intellettiva in tutte le location ad eccezione di Bari (dal 12 al 19 giugno). Un’altra settimana, dal 26 giugno al 3 luglio, sarà invece dedicata alle disabilità fisiche e sensoriali.

I partecipanti vivranno una full immersion sportiva grazie alla possibilità di pernottare nella struttura ospitante.

Martedì 7 giugno, presso la sede del Comitato Italiano Paralimpico di Roma, si è svolta la cerimonia di presentazione dei Campus. Presenti all’evento il Presidente del CIP Luca Pancalli, la pongista Giada Rossi, bronzo ai Giochi di Rio e di Tokyo, l’arciere Stefano Travisani, argento alle Paralimpiadi di Tokyo.
“Siamo orgogliosi di poter annunciare l’inizio di questa iniziativa che ha l’obiettivo di avvicinare allo sport paralimpico tanti giovani con disabilità del nostro Paese. Si tratta di un evento straordinario che va a rafforzare l’attività ordinaria di avviamento allo sport che quotidianamente mettiamo in campo, come Ente, in tutto il territorio nazionale. In questo modo vogliamo dare una risposta concreta alla crescente domanda di sport, abbattendo quegli ostacoli – fisici, economici e organizzativi – che ancora oggi impediscono a tante persone con disabilità del nostro Paese non solo di praticare attività sportiva, ma anche solo di provare una disciplina sportiva. È il nostro modo per diffondere un’idea di sport come pezzo del welfare pubblico del nostro Paese e strumento di benessere, inclusione e integrazione”. È quanto dichiara Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico.

“Con l’occasione voglio ringraziare le Federazioni, i tecnici, i comitati regionali, i centri che ospiteranno le iniziative, per il prezioso supporto. La nostra speranza è di poter accogliere tanti giovani all’interno della nostra famiglia sportiva e, chissà, accompagnarli un domani verso i più importanti palcoscenici sportivi internazionali”, ha aggiunto Pancalli.

“E’ un grande onore mettermi in campo. Non voglio dare lezioni di vita ma spero che le esperienze che ho vissuto possano dare slancio a tante persone per realizzarsi e raggiungere i loro obiettivi. Io, ad esempio, ho trovato la mia strada attraverso lo sport. I Campus rappresentano un’occasione per rimettersi in gioco, per ritrovarsi, sperimentare nuove discipline e trovare quella giusta. Io ho conosciuto il tennistavolo nel 2008, dopo l’incidente, ed è stato un incontro casuale. La mia speranza è che l’approccio allo sport sia qualcosa di concreto e non di casuale, senza barriere e nella più totale normalità. Vogliamo dare a tante persone la possibilità di esplorare il mondo paralimpico, non necessariamente vincere una medaglia ma intraprendere un percorso, perché lo sport è il mezzo per vivere una vita piena e soddisfacente. Noi dobbiamo capire che siamo persone con grandi potenzialità. Spesso ci soffermiamo sulel difficoltà che incontriamo tutti i giorni mentre dobbiamo pensare che i limiti esistono, certo, ma abbiamo potenzialità infinite e lo sport è proprio il mezzo attraverso il quale queste abilità vengono fuori”, queste le parole di Giada Rossi.

“I Campus sono l’occasione per scoprire il nostro talento nascosto. Io venivo dal ciclismo ma dopo l’incidente con la mountain bike mi sono avvicinato al tiro con l’arco. Non sono arrabbiato con lo sport per quello che mi ha tolto ma lo ringrazio per quello che mi ha permesso di fare, di rialzarmi, di capire cosa potessi fare con le mie abilità residue. Da questi Campus spero possano nascere i campioni di domani. Certo, spesso le strutture sono carenti dal punto di vista architettonico, per questo sono convinto che la differenza la facciano le persone che prendono a cuore le tematiche e le portano avanti”, ha dichiarato Stefano Travisani.

Francesca Fedeli è la Presidente della Fondazione Fight the Stroke: “Siamo soddisfatti perché in poco tempo siamo riusciti a dare tante risposte e a dar voce a un bisogno inespresso. Per il futuro, ci auguriamo che le ragazze e i ragazzi che tornano dai Campus possano trovare nei loro territori un supporto a livello locale. Quello che dobbiamo combattere sono non solo le barriere architettoniche ed economiche ma anche quelle culturali, perché spesso sono le famiglie a fare resistenza e a non permettere ai figli di compiere il loro percorso”.

Antonio Prezioso è il Presidente del CUS Bari: “Non è stato facile ma siamo entusiasti di questo Campus. Vogliamo lavorare affinché ci sia sempre più divulgazione sui benefici che lo sport può dare ai ragazzi con disabilità”.

Silvia Bosurgi è la Presidente della ASD Unime: “Abbiamo cercato di attivare molte discipline che riguardano tutte le disabilità, per avvicinare quante più persone possibili al mondo paralimpico. Noi che veniamo dallo sport sappiamo quanto questo sia importante ai fini dell’inclusione”.

L'industria della moda sta includendo la disabilità?

L'industria della moda sta includendo la disabilità?

L’industria della moda sta ascoltando i bisogni del 15% della popolazione mondiale con disabilità?

Da Levis a Nike, da Ferragamo a Tommy Hilfiger, sono diversi i brand impegnati a inserire nella propria agenda progetti di inclusione delle persone disabili, che attraversano la produzione e le politiche delle risorse umane. Sono pratiche relativamente recenti, che dimostrano che si può e si deve fare di più.

Alcune esperienze raccolte Francesca Fedeli e Letizia Giangualano.

#disability #disabilità #inclusione #moda #modaedisabilità #diversity

As Roma, il programma dell'iniziativa "Sport senza barriere" a Parco Schuster (FOTO)

ORE 12 :
INAUGURAZIONE AREE DI GIOCO e BENVENUTO
- Apertura Skatepark “Ognuno a modo suo”: grazie alla partecipazione di Hybrid BNKR Skatepark saranno disponibili istruttori con skate e sedie da WCMX
- Tecniche di attacco e difesa rugby in carrozzina, con i Romanes e Ares Asd Wheelchair Rugby Roma
- Joelette kids, Joelette adulti (Sod Italia) e tricicli adattati si scalderanno per i giochi pomeridiani che Ormesa Srl ha preparato per noi
- Karate con la Karate Velletri e Para Tae Kwondo con Fight The Stroke nell'area corpo libero
- Apertura campo da calcio per prove di calcio non vedenti e gioco libero
- Laboratori di giochi e radio con Dynamo Camp

ORE 13:
Pranzo con presentazione dei laboratori in LIS, grazie alla presenza di volontari segnanti dell'associazione Io Se Posso Komunico e a dei panel comunicativi integrati dove l'italiano si mescolerà alla Lingua dei Segni e alle immagini.

ORE 14:
Alle discipline in prova libera iniziate alle 12 si aggiungeranno
- Prove libere di basket in carrozzina con Giovani e Tenaci Asd
- Spettacolo e laboratorio di DanceAbility (14-15.30) con Fuoricontesto
- Scherma in carrozzina e scherma non vedenti a cura di GET e Capitolina Scherma
- Prove libere di tennis tavolo e calcio balilla
- Prove libere di hand-bike e paraciclimo, grazie alla presenza di Inail Centro Protesi e dei suoi tecnici
- Prove di tecniche di lancio con Fispes, che metterà a disposizione anche il Race Running (futura disciplina paralimpica)

ORE 15:
- Spettacolo di WCMX con la campionessa italiana ILARIA NAEF, atleti e pusher del Hybrid BNKR Skatepark
- Giochi in triciclo, bici e joelette e giro del parco

ORE 16:
L'A.S. ROMA ci permetterà di vivere un'esperienza incredibile con la costruzione di un campo di calcio per non vedenti e la partecipazione della squadra ASDD Roma 2000 Calcio non vedenti (cat. B1) e dei suoi tecnici che permetteranno ad ogni partecipante di sperimentare il calcio bendati e imparare a muoversi nel calcio in un modo completamente nuovo, infinitamente emozionante.
Preparatevi ad altre sorprese grazie alla partecipazione di A.S. Roma

ORE 17:
Partita ASRoma Calcio Amputati

ORE 18:
Saluti inaugurali con : Roberto Tavani | Delegato Sport Regione Lazio + Francesco Pastorella | Sustainability & Community Relations Department Director AS Roma + Amedeo Ciaccheri | Presidente Municipio VIII + Alessandro Panci | Presidente OAR + Alice Buzzone | Consigliere OAR | Direttrice FAR + Valentina Perniciaro | Fondazione Tetrabondi + Franco Vollaro | OAR

ORE 18.30
Talk: Sport nella Città di Roma Capitale / Quale futuro per gli spazi sportivi in città
modera Franco Vollaro | OAR con Amedeo Ciaccheri | Presidente municipio VIII + Oscar Piricò | Dipartimento sport e politiche giovanili Roma Capitale + Francesca Vetrugno | Assessora politiche educative, giovanili e progetti speciali per la comunità educante +  Andrea Novelli | curatore documento presidi sportivi + Alice Buzzone | Consigliere OAR | Delegata Osservatorio Accessibilità

ORE 19.15:
Presentazione del libro Ognuno ride a modo suo
modera Francesca Fedeli | Fight the Stroke con Valentina Perniciaro | Fondazione Tetrabondi + Valerio Mastandrea

Campus estivi paralimpici promossi dal CIP: ecco dove e quando

Campus estivi paralimpici promossi dal CIP: ecco dove e quando

Gli interventi da remoto di Francesca Fedeli (Presidente Fondazione FightTheStroke), Antonio Prezioso (Presidente CUS Bari) e Silvia Bosurgi (Presidente della ASD Unime Messina) hanno sottolineato come le barriere culturali e la non diffusione della pratica sportiva fungano, ancora oggi, da ostacolo per la crescita dei ragazzi con disabilità. L’auspicio è che iniziative come queste possano aiutare i ragazzi stessi a raggiungere obiettivi importanti e a capire che le difficoltà si possono superare.

“Lo sport deve essere come una medicina sociale prescrivibile su ricetta rossa”, ha affermato Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, durante la conferenza stampa di presentazione dei campus estivi paralimpici tenutasi a Roma nella sede del CIP. L’obiettivo del progetto è avvicinare i giovani con disabilità allo sport paralimpico, ma soprattutto quello di essere “un pezzo del welfare pubblico del nostro Paese e strumento di benessere, inclusione e integrazione”.

Campus estivi paralimpici, in quali città si terranno e quando?

L’avvio dei campus estivi rientra nei piani di sviluppo che il CIP ha messo in campo in questi anni unendosi alla presenza di operatori per l’avvio allo sport, nelle Unità Spinali e Centri di riabilitazione, fino al recente “Fondo ausili e rappresenta una risposta alle esigenze che i giovani con disabilità del nostro Paese hanno riguardo lo sport: abbattere gli ostacoli fisici, economici e organizzativi che impediscono la pratica o la sola prova di una disciplina sportiva.

I campus estivi paralimpici si terranno dal 13 giugno al 4 luglio 2022 in quattro città italiane: Lignano Sabbiadoro (centro Bella Italia), Roma (centro di Preparazione Paralimpica), Bari (Centro Sportivo CUS) e Messina (Centro Sportivo CUS). Sono rivolti ai ragazzi con disabilità sensoriali, fisiche e intellettive nella fascia di età tra i 6 e i 25 anni. I partecipanti iscritti (oltre 300 con un’età media di 13,1 anni) avranno la possibilità di pernottare nella struttura ospitante vivendo così un’esperienza sportiva e sociale totale.

Centri estivi: perché sono ancora così pochi quelli inclusivi?

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Francesca Fedeli

«Un dato che comunque andrebbe ulteriormente contestualizzato in quanto si riferisce a persone “con limitazioni gravi” e si sa che invece la disabilità ricopre uno spettro molto ampio di casistiche». Il portale Disabilità in cifre di Istat è teoricamente il primo punto di riferimento, peccato che fino a qualche settimana fa non era nemmeno più online e solo dopo la sollecitazione della campagna “Dati bene comune”, entro cui si inserisce anche la richiesta di FightTheStroke, è tornato consultabile. Da qui, il percorso verso fonti attendibili e di agevole lettura è stato tutto in salita.

PHICUBE, “SPIN OFF” DEL PROGETTO GIOCABILE A EXPOSANITÀ

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Giocabile, sviluppato nell’ambito del progetto CREW, è un videogioco per bambini con disabilità neuromotorie “che favorisce il potenziamento delle competenze e delle capacità attraverso il gioco e il divertimento con gli amici e in famiglia”.

PhiCube nasce nell’ambito del progetto Giocabile, per integrare gioco e riabilitazione. PhiCube è una soluzione robotica per la riabilitazione di entrambi gli arti superiori, si rivolge a persone affette da disturbi neuromotori, con l’obiettivo di essere utilizzato anche in contesti di teleriabilitazione.

Si presenta ancora in fase prototipale a Exposanità, la mostra internazionale a servizio della sanità e dell'assistenza, che si tiene a Bologna dall'11 al 13 maggio 2022.

Paralisi cerebrale infantile: nuovi algoritmi di A.I. per la diagnosi e la riabilitazione

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In Italia una delle più grandi ricerche europee sulla paralisi cerebrale infantile, guidata dai ricercatori dell’Università di Pisa in collaborazione con IRCCS Fondazione Stella Maris, Sant’Anna e Fondazione FightTheStroke