Ho amato la Teoria dei Grafi dal primo giorno che l’ho incontrata diversi anni fa all’università. Questa Teoria si compone essenzialmente di un insieme di regole, di definizioni, di algoritmi e di teoremi che regolano la vita di oggetti astratti chiamati “grafi”.
Un grafo è definito come un insieme di vertici (detti nodi) e un insieme di archi. La teoria dei grafi ci mette a disposizione dunque un formalismo per rappresentare relazioni(nodi e archi assieme formano queste relazioni) e studiarne le dinamiche.
Ho sempre pensato che questa teoria fosse molto attinente con il pianeta in cui viviamo, con la società – ultra globalizzata – in cui ci troviamo e con il momento storico che stiamo attraversando, nonostante essa affondi le sue radici nel XVIII secolo, grazie ad Eulero intento a risolvere il problema dei sette ponti di Königsberg.
Conoscendo le regole del gioco e aiutato da un pizzico di fortuna, ho scelto spesso di sfruttare i princìpi di questa teoria per migliorare la mia persona e per accrescere il valore della mia vita professionale e personale.
Parto dal presupposto che siamo tutti interconnessi, magari inconsapevolmente, magari contro la nostra volontà, eppure ogni nostra azione ha un riflesso nelle azioni degli altri. La pandemia lo ha dimostrato con estrema forza.
Essere parte di una rete è una grossa responsabilità, oggi più che mai, ma è anche un’opportunità incredibile.
Se in qualità di singolo nodo immetto del valore nella rete, posso essere certo che questo valore, col tempo e probabilmente in forme diverse, un giorno mi tornerà indietro arricchito dal valore immesso dagli altri nodi.
Se in qualità di singolo nodo rafforzo gli archi verso gli altri nodi, posso contribuire alla resilienza di un sistema, evitando che questo si rompa.
Se non ho timore di connettermi verso altri nodi, alimentato da un sentimento di curiosità verso il nuovo, nutro la mia rete e la faccio crescere.