La vita dopo l'ictus: Riky

La mia vita è cambiata: sarebbe cambiata comunque con l'arrivo di un bimbo. Riky ora ha quasi due anni e riempie ogni spazio e ogni momento della mia giornata. Ha un'emiparesi sinistra. HA un'emiparesi, non È la sua emiparesi. È un bambino. È un bambino felice. E questo è quello che conta! 

Io sono la sua mamma e come tutte le mamme mi dinvincolo ogni giorno fra impegni di tutti i tipi.. Sono la funambola di un circo non sempre divertente, ma è il mio.

Ho scoperto il suo danno cerebrale il giorno in cui mi sono ricoverata x partorire. All'ecografia di prassi che fanno al momento del ricovero, si scopre che uno dei due ventricoli cerebrali era il doppio del normale. Idrocefalia. Me lo comunicano a bruciapelo, mentre ero in travaglio. Ad una settimana dalla nascita la risonanza magnetica e la diagnosi: stroke prenatale con idrocefalo derivato. I medici non si sprecarono in troppe spiegazioni: non si sa quello che l'ha causato; il danno è molto esteso, di sicuro ci saranno delle conseguenze, ma non sappiamo dirvi quali. Punto. 

Per due mesi il mio pensiero ricorrente è stato buttarmi dal quinto piano, con il bambino in braccio. Sono una logopedista e so benissimo a cosa va incontro la famiglia di un disabile: conosco l'abbandono totale che vivono le famiglie qui in Italia, al sud in particolare e questo mi terrorizzava! Un altro sentimento che mi distruggeva era il senso di colpa nei confronti di Celeste, mia figlia maggiore. Avevo voluto fortemente un secondo figlio x "regalarle" un compagno di vita.. "E adesso l'ho inguaiata!" mi ripetevo continuamente!

A due mesi, facciamo un controllo a l Meyer di Firenze e ci dicono che il bambino non mostra segni neurologici. Sta bene. Non ha nessun problema. 

Carichi di speranza torniamo a casa. Passano altri mesi..intorno ai 5 mesi ci accorgiamo che la mano sin è sempre chiusa a pugno, mentre la destra si muove, afferra.. Tutti ci rassicurano (pediatra, neonatologo, amici medici..) ma io so che si sta manifestando il problema. 

Così cominciamo le varie terapie: la fisioterapia 4volte a settimana, osteopatia 1 volta a settimana, piscina 1v/sett. Insomma siamo sempre impegnati cercando di fare del nostro meglio. 

L'inizio della terapia per me è stato devastante: mi ritrovavo a tornare dopo anni nel centro dove avevo lavorato da neolaureata, dove conoscevo tutti. Ma questa volta ero un'utente. Ero la mamma del disabile. Questo cambio di prospettiva mi dilaniava dentro. Io ero sempre stata quella che sosteneva le mamme, quella che cercava di ascoltare, di accogliere le loro sofferenze.. Adesso ero io a soffrire, ma non riuscivo a parlarne con nessuno. Nemmeno con mio marito. Ero convinta che non sarei mai riuscita ad affrontare tutto quello che una mamma di un disabile deve affrontare. Io non ero abbastanza forte, non ce la potevo fare. L'unica alternativa possibile x me era la morte. E questo pensiero tornò a farsi prepotente nella mia mente, fino ad avere una progettualità. 

Incontrare gli amici di fightthestroke è stato davvero salvifico: finalmente qualcuno che provava i miei stessi sentimenti, le mie stesse paure, rabbia frustrazione..ma anche qualcuno che era qualche passo avanti rispetto a me e che mi dava speranza. Speranza. Questa sconosciuta! Avevo bisogno di aiuto, ma stavo troppo male x cercarlo da sola. Mio marito era molto spaventato dal mio stato, era inerme: non sapeva aiutarmi.

Per fortuna, un'amica del gruppo fighters mi consigliò di rivolgermi ad uno psicoterapeuta. E così feci. Uno psichiatra mi prescrisse un antidepressivo che, devo ammettere, mi ha aiutato tanto! Un pezzettino alla volta ho cominciato a ricostruirmi. Intanto Riky cresceva e imparava tante cose: era vivace, gioioso, interagiva con tutti. Ho cominciato ad amarlo così com'era, senza stare a guardare se muoveva o no quella mano. A 16 mesi ha cominciato a camminare ed è stata una gioia enorme! A settembre ho ripreso a lavorare e anche questo mi ha aiutato tantissimo. Sono stata accolta nel migliore dei modi: la direttrice (mamma di un ragazzo con sindrome di Down) mi ha offerto tutto il suo appoggio e solidarietà e... flessibilità sull'orario! 

Com'è cambiata la mia vita? Posso rispondere, con molta spontaneità? Mi faccio un culo così!!! Lavoro dalla mattina alla sera: in senso letterale ma anche metaforico. Lavoro tanto su me stessa: cerco di avere un dialogo interiore incoraggiante, e mi sforzo di agire e fare del mio meglio anziché vedere cosa non va e deprimermi. 

Lotto, mi arrendo, riprendo a lottare, chiedo aiuto, sorrido, piango, sono isterica, esco con le amiche, mi ubriaco, leggo, lavoro, studio.. Insomma vivo.

Grazie ancora Fightthestroke!

Rossella