I GENITORI CHIEDONO, I GIOVANI ADULTI RISPONDONO - Davide

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I GENITORI CHIEDONO,
I GIOVANI ADULTI RISPONDONO

Le risposte di Davide, 23 anni, emiparesi destra

Cosa ti ha fatto più soffrire da bambino e da adolescente, in relazione alla tua disabilità?

Da bambino mi ha fatto soffrire tanto lo sforzo continuo per farmi accettare dagli altri bambini in un contesto sociale non molto aperto alla diversità. Questo ha portato molti altri bambini a prendermi in giro o escludermi e le persone cosiddette “adulte” a non credere in me fino a quando non dimostravo le mie capacità. Ricordo ancora la maestra di matematica che, vedendomi il primo giorno, parlò con i miei genitori poiché pensava che un bambino del genere non poteva seguire come gli altri e la settimana successiva, in lacrime, si scusò con i miei genitori per l’errore fatto. Alcune persone si sono ricredute frequentandomi altre, invece, no.

Cosa, con amorevole rammarico, consiglieresti di fare o non fare a noi genitori di piccoli fighters?

Il ruolo di un genitore di piccoli fighters è una delle cose più difficili che possano affrontare. Il mio consiglio è quello di essere seguiti da uno psicologo, soprattutto nella fase infantile/adolescenziale. È molto importante, secondo me, che i genitori non siano troppo protettivi e lascino fare le esperienze ai propri bambini. Dal punto di vista sociale, è importantissimo non assecondare “i capricci comprensibili dei bambini” e far in modo che tramite la fisioterapia o interventi necessari possano migliorare ma, allo stesso tempo, come disse il neurologo che mi seguì da piccolo “il bambino non deve imparare alla perfezione tallone e punta come movimento e dimenticarsi del contesto sociale in cui si trova”. È molto importante, infine, spronare i bimbi a fare di più in ogni area senza esagerare e cercare di dialogare con il bambino per far capire in qualche modo ciò che si vuole trasmettere.

Quando hai preso consapevolezza del tuo grado di disabilità ed hai cominciato a lavorare sui tuoi punti di forza?

Ho preso consapevolezza del mio grado di disabilità fin da piccolo ma il contesto sociale mi ha portato a maturare un senso di colpa ed una posizione passiva da piccolo nelle relazioni (sensi di colpa nel momento in cui venivo trattato male perché, secondo me, non ero bravo a farmi accettare). Ho avuto tanti problemi relazionali ma sono stato molto determinato nelle cose che dipendevano maggiormente da me come lo studio e le esperienze e poi man mano, da più grande, dopo altre situazioni difficili, sono riuscito a trovare anche un equilibrio relazionale. Secondo me, in generale, tutte le esperienze negative, anche se fanno stare male, accadono per un motivo e bisogna ripartire da lì per rialzarsi e rimettersi in piedi. I genitori, in questo contesto, devono dare tempo ai loro figli anche se vorrebbero per loro una condizione differente.

Quali attività sportive ti hanno dato più soddisfazione da piccolo e che consiglieresti ad un bambino con diversi gradi di PCI?

Le attività sportive che mi hanno aiutato di più sono state il nuoto e la scherma. Il nuoto è stato molto utile perché tramite un fisioterapista privato sono riuscito a trovare un compromesso tra rifiuto totale della fisioterapia e fisioterapia fatta in modo piacevole. Un altro sport che reputo molto interessante è la scherma in carrozzina. Il mio consiglio per i genitori è di non costringere un bambino a fare un determinato sport ma fargli sperimentare degli sport: alcuni potrebbero piacergli, altri no oppure potrebbero avere un diniego totale. È importante insistere ma non costringere un bambino. Io, personalmente, stavo male nel praticare nuoto da piccolo mentre adesso mi piace molto. Si deve cercare di trasmettere, infine, ai bambini che certi limiti negli sport si possono superare e ci si può divertire ugualmente. Questa consapevolezza a volte non arriva immediatamente, ma con il tempo.

Ti senti discriminato oggi per la tua disabilità?

Questa penso che sia una paura che rimane in una persona con disabilità, soprattutto dal punto di vista relazionale ed è difficile trovare una risposta.

Quali rimpianti di attività non fatte e rimorsi per attività fatte, che vorresti condividere oggi con i tuoi genitori?

In generale non ho rimorsi per le attività fatte o non fatte, come ho ribadito sopra bisogna accettare i limiti di un bambino e non ho rimorsi in merito anche perché i miei genitori, dal punto di vista medico, hanno fatto il meglio per me.

Hai dei rimpianti/rancori nei confronti dei tuoi genitori, o pensi che abbiano fatto tutto quello che c’era da fare?

Nei confronti dei miei genitori non ho rimpianti poiché hanno sempre voluto il meglio per me, sia dal punto di vista medico che dal punto di vista sociale, proteggendomi al punto giusto ma lasciandomi fare le mie esperienze con tutti i lati negativi. Penso che anche i genitori a volte debbano mettere da parte le paure e cercar di fare integrare i propri figli che, seppur molto spesso incontrano difficoltà, acquisiscono le risorse per affrontare meglio le sfide future.

E' stato facile trovare un lavoro?

Io per adesso sto per ultimare una laurea magistrale in economia e solo adesso sto iniziando a fare colloqui di lavoro. Penso che una persona non deve porsi nella prospettiva di “speriamo che riesca a trovare un lavoro” ma si deve mettere nella condizione di “spero di fare ciò che mi piace e devo essere io ad accettare il lavoro”. Bisogna valutare, tuttavia, tutti gli strumenti che si hanno a disposizione ed avere autostima.

Guidi l'auto in autonomia?

Si, guido l’auto tramite cambio automatico e pomello multifunzione al volante mentre i pedali (acceleratore/ freno) sono invertiti.

Come immagini il tuo futuro: ci saranno sogni che rimarranno nel cassetto per colpa della disabilità?

Immagino il mio futuro tra alti e bassi ma abbastanza lineare e punto ad avverare i miei sogni, anche se non sono sicurissimo su alcuni. Rimango, tuttavia, molto ottimista perché è il miglior modo per affrontare le nuove sfide.

Quali difficoltà hai incontrato maggiormente nel metodo di studio e quali soluzioni hai adottato?

In generale, non ho incontrato problemi nel metodo di studio. È importante essere determinati e cercare il miglior modo per superare determinate difficoltà che possono emergere.

Quanto ha influito la disabilità nelle scelte scolastiche, lavorative e sociali?

La disabilità ha influito ma non mi ha bloccato nelle mie scelte scolastiche, lavorative e sociali. Sono un ragazzo Siciliano che si è trasferito a Milano per studiare. Sicuramente ho cercato ambienti attenti alle nostre esigenze ma di fronte ad un problema non mi sono mai tirato indietro: ho avuto qualche difficoltà nello spostarmi a Milano ma nei tre anni della triennale ho lavorato molto con pedagogisti, professori e con me stesso per superare determinati vincoli come il peso della tracolla per i pesanti libri universitari. Ho trovato il modo per averli in pdf ed avere tutto su Ipad. Mentre per gli esami, la mia difficoltà nello scrivere entro un determinato intervallo di tempo è stata superata tramite il PC ed è diventata una risorsa in più rispetto agli altri. Per il lavoro cercherò quello più incline alle mie esigenze ma non ho particolari paure.