Di Filantropia, Fiducia e della rete FightTheStroke che accoglie nuovi membri nel comitato scientifico.

Di Filantropia, Fiducia e della rete FightTheStroke che accoglie nuovi membri nel comitato scientifico.

Foto e testo di Elena Tantardini, ambasciatrice e board member del gruppo Famiglie della Fondazione FightTheStroke

Foto e testo di Elena Tantardini, ambasciatrice e board member del gruppo Famiglie della Fondazione FightTheStroke.

Celebriamo con questo articolo l’ampliamento del gruppo decisionale della Fondazione Fightthestroke che dal 2025 accoglierà nuovi membri consultivi nel comitato scientifico: qui il racconto di Elena Tantardini, inviata per noi in un incontro sulla filantropia italiana.

‘Il 18 e 19 novembre 2024, a Salerno, si è tenuta la terza edizione del convegno Philanthropy Experience. Io c'ero. Alla mia prima missione come Board Member, a rappresentare la Fondazione Fightthestroke.

Due giorni intensi ed emozionanti, dedicati alla FILANTROPIA, l'amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso di un individuo o di gruppi sociali a promuovere la felicità e il benessere degli altri. 

Benefattori e beneficiari intorno allo stesso tavolo, a ragionare su come intessere e gestire relazioni reciprocamente proficue, sancite e cementate dalla FIDUCIA, che deriva etimologicamente da FIDERE, ed è intesa sia come genesi della relazione, assunzione del rischio di tradimento a prescindere (la TRUST anglosassone), sia come risultato della conoscenza, del riconoscimento di affidabilità (la RELIABILITY).

Relazioni idealmente bidirezionali e alla pari, prive di qualsiasi accezione paternalistica e mecenatistica, che si traducano in uno scambio equo di poteri: denaro e competenze, con cui realizzare progetti capaci di generare un cambiamento e un miglioramento sociali.

Si è discusso dell'importanza di individuare i bisogni sociali specifici di un territorio, di una comunità, della capacità di osservare ed ascoltare i soggetti da sostenere.

Un soggetto filantropico deve conoscere e capire chi ha bisogno di aiuto, deve poi saper concretizzare l'aiuto, rispettando le regole e le dinamiche degli enti di pubblica amministrazione (in caso di bandi) e portando le istanze a conoscenza delle istituzioni nazionali. 

Al contempo, un ente del terzo settore deve saper esporre i propri bisogni, deve saperli convertire in progetti realizzabili e attuabili, deve farsi autore del cambiamento e del miglioramento sociali. 

In quest'ottica, il finanziamento diventa supporto, il progetto si fa processo, il finanziatore e il beneficiario sono partners, l'autorità e il potere, come il paternalismo e il mecenatismo vengono sostituiti da umiltà ed equità.

Si è infine sottolineata l'importanza del confronto intergenerazionale, per favorire il reciproco apporto di competenze. 

Oggi ho assistito alla presentazione di una interessantissima carrellata di esempi virtuosi, concreta incarnazione della filosofia filantropica fiduciaria analizzata ieri. 

Con l'intelligente moderazione di Benedetto di Biasi di Fondazione Milan, ho così conosciuto una impresa sociale fondatrice di comunità di cura e protezione per soggetti fragili che valorizza il proprio operato con un percorso circolare di prevenzione, cura e finale inserimento nel mondo del lavoro, con una attenzione alla natura e all'ambiente, come catalizzatori e acceleratori dei risultati; un ente di ricerca scientifica finalizzata alla farmacologia oncologica; progetti di sport inclusivo e di vita indipendente, come quello della Fondazione Time2 di Torino,  che si occupa del passaggio all'età adulta di giovani con disabilità, con particolare attenzione all'attuazione dell'art. 14 della Legge 328/2000 (in recepimento dei principi ONU sui diritti dei disabili alla cittadinanza.

Il convegno si è concluso con i coloriti interventi di un'artista della parola, Claudia Fabris, e di un'atleta Kickboxer, Elena Pantaleo, che ha sintetizzato, in modo molto aderente alla nostra esperienza di fighters, il concetto di fiducia. 

Nello sport, come nella vita, è fondamentale avere FIDUCIA IN SÉ STESSI, prima di tutto. La fiducia in sé stessi risulta dalle tante sconfitte subite, per cui si soffre, per cui si crede di morire, e a cui invece si sopravvive, scoprendosi forti. La fiducia è la consapevolezza che, quando falliamo, non è finita, c'é ancora vita, c'é ancora spazio.’

 

Salerno, 19/11/2024