Ripartire dai numeri, in un contesto in cui si discute delle persone con disabilità solo in modalità emergenziale: se i dati non esistono, nemmeno le persone.
“Nei titoli di giornale si parla solo quando ai bambini con disabilità viene negato l’accesso a scuola in mancanza dell’insegnante di sostegno, quando non hanno accesso ai servizi di logopedia, quando un giovane adulto viene assunto come cameriere in un bar, quando qualche atleta paralimpico sembra compiere un’impresa eccezionale, mentre la maggior parte dei giovani con disabilità non riesce neanche a praticare uno sport a livello amatoriale”.
Sono le parole di Francesca Fedeli, presidente della fondazione FightTheStroke, che si occupa di giovani con una disabilità di paralisi cerebrale infantile e che ha finanziato il progetto #DisabledData con proprie risorse, in linea con una missione universale di difesa dei diritti delle persone con disabilità.
“Noi vorremmo che questi bambini crescessero in un mondo – rivela Francesca Fedeli ad Alley Oop – in cui la più grande minoranza marginalizzata, e le persone con disabilità rappresentano il 15% della popolazione mondiale, possa avere servizi accessibili e disegnati in funzione dei propri bisogni”.
Questione di pari opportunità