TAEKWONDO: UN’ARTE, TANTI BENEFICI. ANCHE PER I BAMBINI CON EMIPLEGIA

TAEKWONDO: UN’ARTE, TANTI BENEFICI.

ANCHE PER I BAMBINI CON EMIPLEGIA.

A cura di Alessandra Coda

Alla frase “Pratico il taekwondo” spesso la risposta è “Che cos’è?”, perché, nonostante siano sempre in aumento i praticanti di questo sport, in molti ancora non lo conoscono. Bene, chiariamo ogni dubbio: il taekwondo [ 태권도 ] è un’arte marziale coreana che prevede l’impiego di tecniche di calcio e di pugno sia nelle forme tradizionali che nel combattimento. Questa disciplina, entrata a far parte degli sport olimpici ai Giochi di Sydney 2000, non presenta limiti né di età né di abilità in quanto può essere praticata da tutti: a dimostrazione di ciò è importante sottolineare che il taekwondo diventerà anche sport paralimpico a partire dai Giochi di Tokyo 2020.

Spesso la pratica di quest’arte marziale viene consigliata ai bambini, perché insegna il rispetto nei confronti di chiunque ci stia intorno, a prescindere dal grado, dalle abilità o da qualsiasi altra caratteristica, inoltre pone l’attenzione sul

miglioramento dell’autocontrollo fisico ed emozionale, dell’autostima (ad esempio attraverso l’utilizzo del Ki-Up, l’urlo, durante l’esecuzione delle tecniche), della concentrazione, della coordinazione e dell’orientamento spazio-temporale; in aggiunta, essendo uno sport situazionale, permette di sviluppare la capacità di adattamento a circostanze che variano velocemente.

In particolare, la pratica del taekwondo potrebbe risultare adatta ai bambini con diagnosi di emiplegia, in quanto essi avrebbero la possibilità combattere contro le loro difficoltà nella fluidità dei movimenti e nel mantenere un buon equilibrio: infatti attraverso l’apprendimento di determinati movimenti del bacino e degli arti inferiori avrebbero la possibilità di migliorare le loro capacità senso-percettive e, di conseguenza, di acquisire maggiore coscienza e conoscenza del loro corpo. Ciò sarebbe possibile, ad esempio, attraverso un metodo di apprendimento delle varie tecniche che pone attenzione ad un pezzetto di movimento alla volta, in modo tale da semplificare e riconoscere ciascuno degli aspetti che poi, assemblati, permetteranno di coordinare l’azione corretta.  In questo modo i bambini giungerebbero ad una particolare presa di coscienza degli arti emiplegici e di parti del corpo da loro sottovalutate, diventando gradualmente capaci di riconoscerle e controllarle con maggiore efficacia e raggiungendo una motricità sempre più armoniosa. Un altro aspetto riguarda il miglioramento che il bambino, in particolar modo se emiplegico, potrebbe avere nella capacità di controllo articolare e modulazione della forza: nel taekwondo infatti l’esecuzione delle tecniche è finalizzata al raggiungimento con i piedi o con le mani di una determinata area del corpo dell’avversario.                                                                                                                                   

Da ricordare anche che nella pratica del taekwondo l’atleta giunge a mettere in relazione ciò che è concreto, come muscoli e ossa, con ciò che non lo è, come attenzione, adattabilità e memoria: il bambino avrebbe perciò la possibilità di compiere il passo successivo al primo, cioè non solo di conoscere se stesso, ma anche di riconoscersi all’interno di un ambiente circostante che gli invia degli stimoli, come, ad esempio, nel caso di un combattimento in cui le azioni dell’avversario inducono successive azioni di attacco e difesa. A questo proposito per il bambino risulterebbe importante il confronto stesso con un altro atleta all’incirca del suo stesso livello, così da meglio riconoscere quali possono essere i suoi attuali limiti e poterci lavorare per superarli.

Per altre informazioni sul Taekwondo: alessandra.coda99@gmail.com

Milano 20/9/2018