Quattro anni fa ho ricevuto un colpo. Mario, mio figlio appena nato, aveva subito un ictus. Mentre era in grembo? Durante il parto? Non lo so ancora: accade a due o tre bambini su mille, e tutti riportano danni al cervello. Nel suo caso, il quaranta per cento dell'emisfero destro era «bruciato », probabilmente il lato sinistro del suo corpo sarebbe rimasto paralizzato. Le statistiche, ormai l'ho capito, sono così: ti dicono solo quello che non puoi fare. Quello che si può fare l'abbiamo scoperto un po' per volta: tanta fisioterapia, a casa e in ospedale, e un programma sperimentale per l'attivazione dei neuroni specchio. Ma non bastava. Perché Mario non guardava gli esercizi, guardava noi genitori, così concentrati a insegnargli l'autonomia che ci eravamo dimenticati di trasmettergli la gioia di vivere. Allora abbiamo cambiato prospettiva: se volevamo il meglio da nostro figlio, dovevamo dare il meglio di noi. Abbiamo ripreso a fare con lui le cose belle che ci piacevano prima: viaggiare, ascoltare musica, leggere, frequentare gli amici. E lui, passo a passo, letteralmente, si è messo in piedi ed è diventato il bambino sorridente che è oggi. La nostra storia non è un miracolo o una favola: è un esempio di quello che curiosità, coraggio, amore e scienza possono fare. Per questo ho voluto raccontarla in un libro, come io e mio marito l'abbiamo raccontata al TED Global del 2013, e da lì ha fatto il giro del mondo. Perché dice qualcosa che vale per tutti: dobbiamo imparare a considerare quello che abbiamo come un regalo, quello che manca come un'opportunità.
Quando i dati discriminano
Al giorno d’oggi, quando si vuole dare l’idea di essere obiettivi, perché ci si prefigge di essere incontestabili, può scappare di bocca un’espressione diventata d’uso comune: «Lo dicono i dati». Ma siamo certi che quei dati così allettanti, che confermano il nostro giudizio, non nascondano un «pregiudizio»? Quando leggiamo un articolo online o apprezziamo un’infografica colorata bisognerebbe chiedersi prima di tutto: chi trae beneficio dalla raccolta, dall’analisi e dalla rappresentazione di quel dato, e chi può esserne invece discriminato? Donata Columbro suggerisce come, universalizzando e standardizzando concetti come quello di «normalità», si sia in passato più escluso che incluso, creando una rappresentazione del mondo che ha eliminato le anomalie. Stabilire però chi è dentro o fuori le statistiche non è un atto neutrale, ma una scelta, e come tale andrebbe insegnata e indagata. Solo una persona consapevole che i dati sono costrutti umani e sociali può impedire che siano usati per discriminare, invece che per lottare contro le disuguaglianze.
60 Sogni di Barbie
In occasione dei suoi 60 anni la bambola più famosa del mondo parla direttamente alle bambine, in un grande volume illustrato che raccoglie 60 storie di donne che con coraggio, tenacia e creatività sono riuscite a realizzare i propri sogni. L’obiettivo è di ispirare le donne di domani, scovare e valorizzare il loro potenziale, senza limiti di immaginazione, ed è quello che Barbie fa da anni: ispirare le future generazioni, mostrandogli che non esistono limiti all’immaginazione. Dalla Barbie astronauta alla pittrice, dalla chef alla veterinaria, dalla skater alla ballerina: le possibilità sono infinite!
Co-creazione e responsabilità nell’innovazione tecnoscientifica dal basso
Al giorno d’oggi l’innovazione scientifica e tecnologica è sempre più spesso caratterizzata dalla partecipazione di associazioni e gruppi della società civile. I cittadini sono sempre più consapevoli e attivi nello scrutinio pubblico della scienza e della tecnologia, esigendo un elevato livello di trasparenza e un coinvolgimento effettivo nei progetti di innovazione volti ad offrire soluzioni a questioni di rilievo per la vita collettiva. Come è possibile studiare la partecipazione pubblica nell’ambito della scienza e della tecnologia con la finalità di rendere l’innovazione coerente con i bisogni e le richieste della società, e non solo con la domanda di mercato? A partire da questo interrogativo e avvalendosi di studi di caso riferiti ai processi partecipativi nei campi della medicina, delle tecnologie digitali e della sostenibilità ambientale, questo libro mette in luce come i cittadini possano offrire un contributo determinante per rendere l’innovazione tecnoscientifica socialmente ed eticamente desiderabile e sostenibile.
Dove siete tutti?
Storie di ordinaria ingiustizia intorno alla disabilità e alla fragilità sociale
Le storie raccontate in questo libro sono simili a tante altre di persone escluse e impoverite anche quando la legge ha sancito il contrario. Fragilità che diventano, spesso, esclusione. Un’inchiesta giornalistica che riesce a creare un legame visibile tra disabilità e fragilità sociale.
Quanti attori con disabilità ci sono nelle accademie teatrali? Quanti professori nel vostro liceo? E in ufficio, che ruolo hanno le persone con disabilità? E in che misura tutto questo ci riguarda? Dopo anni di battaglie estenuanti, Lucia, 70 anni, mamma di un uomo disabile di quarant’anni, pone una domanda: “Dove siete tutti?”. Una domanda a cui siamo chiamati a rispondere.
Scritto in forma di dialogo tra l’autrice e i protagonisti delle storie, questo libro è un viaggio in un mondo a metà, tra famiglie e Terzo settore, spesso disilluso e abitato dalla rabbia, ma dove la tenerezza esplode improvvisamente trascinando il lettore all’interno di una realtà inattesa, popolata da suore hippie, bambini strappati alla strada tramite affidi culturali, pizzerie gestite da ragazzi autistici. Un saggio giornalistico che diventa approfondimento e svela un’Italia che sperimenta l’esclusione e inventa una vera e propria forma di resistenza civile, una rete di progetti solidali che tiene in piedi il sistema.
“A portare avanti progetti di inclusione innovativi sono quasi sempre le associazioni, mentre si impoverisce il contesto pubblico, dove l’imperativo è accentrare. I servizi territoriali diventano bacini di riferimento per migliaia di persone, luoghi dove si lavora a cottimo, senza dare voce a bisogni fondamentali, senza rispettare diritti sanciti sulla carta. Un sistema che si fa sempre più feroce e che, così come esclude la disabilità, esclude anche tutte le altre forme di fragilità. Un sistema che taglia fuori chi è in difficoltà economica ignorando l’esclusione sociale e il blocco dell’ascensore sociale. Ma se l’anello debole si rompe la catena non funziona e l’ingranaggio non gira.” Cristina Carpinelli
Gli autori
Cristina Carpinelli è una giornalista che si occupa di inchieste sul sociale. “Si può fare. Storie dal sociale” (premio Bomprezzi) è attualmente la sua trasmissione su Radio24, che racconta il mondo della disabilità e della fragilità attraverso progetti efficaci che trasformano e migliorano la società per tutti. Per Radio24 ha seguito da inviata numerosi eventi nazionali e internazionali e realizzato altrettanti reportage, con uno dei quali ha vinto il premio cronista dell’anno “Piero Passetti”. Ha una laurea in Lettere moderne.
Tecnologia Solidale: Donne e uomini che cambiano in meglio il presente
The Purpose Mindset: How Microsoft Inspires Employees and Alumni to Change the World
A passo leggero: esercizi di introspezione e circospezione
Guardandomi attorno e ascoltandomi dentro, ho scritto A Passo Leggero. Prima la rubrica, sulle pagine estive del “Corriere della Sera”, poi questo libro. Entrambi sono nati da incontri spontanei che, come semi, hanno dato frutti, consentendomi di condividere esperienze a più prospettive vissute con il corpo, con la mente e con l’anima – in connessione con l’energia vitale che infinita scorre.
Credo che il motore della trasformazione verso una società più armonica e costruttiva sia l’empatia: se la attiviamo, la nostra naturale predisposizione a sentire con l’altro ci riconcilia con il mondo e con noi stessi. Volevo ancorare le mie convinzioni e il mio sentire alla prova scientifica che siamo tutti interconnessi, e così mi sono rivolta al professor Giacomo Rizzolatti, scopritore del neurone specchio. La nostra intervista/conversazione è al centro del libro.