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Dal Fight Camp verso le Paralimpiadi 2024: come coltivare giovani talenti tra sport, senso di autoefficacia e riabilitazione motoria.

Questa foto fa parte del reportage foto-video realizzato da DS Immagine Studio e rappresenta il gruppo dei piccoli atleti FightTheStroke durante una partita di Flag Football.

Il Fight Camp non è un’iniziativa che si può liquidare con l’immagine di camp estivo che in molti hanno in mente: un campetto, due volontari e un pallone. L’organizzazione del Fight Camp sottende una preparazione lunga un anno, un protocollo proprietario che mette insieme attività sportive, terapeutiche, esperienziali e che proprio in quest’edizione abbiamo codificato anche in un manuale di social franchising’, descrive così quest’edizione del Fight Camp Francesca Fedeli, co-fondatrice della Fondazione Fightthestroke insieme a Mario e Roberto D’Angelo.

 

L’ottava edizione del Fight Camp, che si è svolta a Milano dal 12 al 18/8/2024, sostenuta dalla Fondazione Prosolidar e con il patrocinio dello Sport for Inclusion Network, ha permesso a 18 bambini con Paralisi Cerebrale tra i 6 e i 13 anni, provenienti da tutta Italia, di apprendere nuove abilità praticando sport, contribuendo a creare così quel vivaio di talenti con disabilità che vorremmo vedere alle prossime Paralimpiadi di Los Angeles e Brisbane. Se è vero che tanto è stato fatto negli anni e che ci presenteremo a Parigi con la squadra più numerosa di sempre (141 atlete e atleti, con un buon equilibrio di genere), a prima vista sembrano mancare i giovanissimi rispetto agli altri Paesi, così come evidente è l’assenza di alcune discipline così seguite invece durante le recenti Olimpiadi (come il calcio a 7 CP).

 

Gli elementi che caratterizzano il Fight Camp rappresentano un mix innovativo di intervento precoce (è un camp rivolto a soggetti in età evolutiva, così da sfruttare al meglio la finestra di plasticità neuronale e favorire un migliore risultato riabilitativo), di intervento interdisciplinare (diverse professionalità che lavorano in modo integrato e coordinato, tenendo conto della multidimensionalità dei fattori che influenzano  lo sviluppo del bambino con disabilità), di intervento intensivo (circa 60 ore di attività distribuite su 7 giorni, ovvero l’equivalente di sei mesi di terapia tradizionale, con la possibilità di trasferire le abilità apprese nella vita quotidiana del bambino), di approccio centrato sulla Famiglia e sul Bambino, ma anche di attenzione al contesto, al rispetto delle regole, all’apprendimento del gesto sportivo adattato, ai meccanismi di incentivazione al risultato, all’adozione di nuovi strumenti tecnologici.

L’edizione di quest’anno ha coinvolto circa 90 persone, tra bambini, famiglie, istruttori e ospiti, e più di 20 sono i partner che hanno contribuito all’iniziativa, rendendola così gratuita per i beneficiari: dal sostegno economico della Fondazione Prosolidar al patrocinio dello Sport for Inclusion Network, ma anche l’impresa Elisabet S.r.l., un’azienda calzaturiera nelle Marche, concessionaria del marchio Tommy Hilfiger in Italia per le calzature per bambini, che ha sostenuto l’organizzazione di un laboratorio dedicato all’imparare ad allacciarsi le scarpe ma anche delle scarpe TH con apertura agevolata da zip, un prodotto funzionale per lavorare sugli obiettivi terapeutici dei bambini. I ringraziamenti della Fondazione FightTheStroke vanno anche ai numerosi partner che ci hanno permesso di organizzare le diverse attività e lasciare dei doni utili a bambini e tutor: gli snack Granarolo, gli abiti OVS, gli zaini Ottobock e Tucano, le tute Decathlon, i giochi Mattel, le figurine degli Artonauti, le agende Moleskine, le divise sportive di AS Roma, i gadget del Monza Calcio, i palloni della Fondazione Milan.

Interessante anche la partecipazione di aziende con programmi di volontariato per i dipendenti, come Fastweb; ne parla così Michele, di professione Business Analyst: “Indipendentemente dalle mie aspettative iniziali, l’esperienza è stata profondamente coinvolgente dal punto di vista emotivo. Sono rimasto particolarmente colpito dalla consapevolezza del bambino di cui ero tutor, riguardo alla sua disabilità e dalla sua sorprendente capacità di interagire con ironia e intelligenza. Questo aspetto mi ha davvero impressionato.

Tra le collaborazioni più ampie e reciproche, un altro esempio è rappresentato da Nestlé: negli anni sono stati organizzati, con il reparto risorse umane, seminari di sensibilizzazione per i dipendenti sul linguaggio e la disabilità, sull’hiring inclusivo, e altre tematiche trasversali all’impresa. Dall'altra parte, sono state portate avanti collaborazioni con la divisione Nestlé Health Science, come un progetto sulla nutrizione e lo sport per atleti con Paralisi Cerebrale. Nell’ambito del Fight Camp Nestlé ha donato gadget, cibo, bevande e prodotti di nutrizione utilizzati durante il camp, riducendo così i costi variabili.

 

Continua ancora Francesca Fedeli, Presidente della Fondazione FightTheStroke: ‘Per noi ha poco senso partecipare a maratone una volta l’anno o organizzare cene di gala in cui mostrare la persona disabile e sorridente: noi organizziamo iniziative come il Fight Camp perché sappiamo che il ritorno sui beneficiari e sugli alleati della comunità può essere sul medio-lungo periodo, perché in una settimana intensiva i bambini riescono ad acquisire abilità durature e senso di autoefficacia come in nessun altro contesto, perché crediamo che soltanto la generazione di un cambiamento sistemico attivato dal basso possa efficacemente cambiare le condizioni di vita delle persone con una disabilità di Paralisi Cerebrale.’

 

Oltre alle lezioni quotidiane di sport, come calcio, flag football e skateboard, il calendario quest’anno si è arricchito di progetti trasversali: il laboratorio ‘Inside out’, sulla consapevolezza emotiva e la validazione delle emozioni, il laboratorio ‘Frankie, l’atleta che vorrei’ con l’elaborazione di un progetto di arredo urbano in collaborazione con l’associazione sportiva Bimbi Sperduti, il test del top sensorizzato Howdy Comftechper misurare alcuni parametri vitali durante la fase di esercizio e di riposo, il laboratorio sulle tagliatelle in collaborazione con la Fondazione Artusi, la meccanica del Fanta-Fight Camp per premiare l’aderenza alle regole e generare un cambiamento nei comportamenti.

 

La settimana si è aperta con la visita dell’Assessora allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili del Comune di Milano, Martina Riva, a cui sono seguite la visita dell’atleta Alessio Pusterla, giovane portiere della nazionale di Calcio CP, dei neuropsichiatri infantili Pierangelo Veggiotti e Roberto Previtali, della neonatologa e pediatra Ida Sirgiovanni.

Ma non solo ospiti vicini alla nostra community: anche quest’anno al camp ha partecipato in veste di tutor una ragazza con Paralisi Cerebrale del nostro gruppo dei giovani adulti; Fati racconta così la sua esperienza: ‘Un’esperienza che consiglierei a tutti, ma soprattutto alle giovani persone adulte con PCI, dal momento che oltre ad essere un momento formativo e di aiuto, risulta indirettamente riabilitativa, e dal momento che dai 18 anni i percorsi di cura e riabilitativi su persone con PC sono pressoché inesistenti, è davvero un’ottima opportunità.’

 

Grazie infine a tutta la comunità che si è attivata per rendere quest’edizione del Fight Camp memorabile: senza i genitori, i fratelli e le sorelle, i nonni dei bambini che hanno partecipato al Fight Camp, senza il tempo di qualità dedicato dai tutor volontari, dai supervisori e dagli istruttori sportivi, tutto ciò non sarebbe stato possibile.

 

E infine, volete conoscere l’impatto post-Fight Camp?

Continuate a seguirci perché lo misureremo con le scale e i dati che raccogliamo in maniera sistematica da 8 edizioni, ma si vede fin da ora…nelle nuove abitudini dei bambini a casa e nei loro disegni.

Nelle 2 immagini qui sopra si riportano i disegni delle lezioni di skateboard di Stella e Sofia.

Rivedi qui l’anteprima del video reportage del Fight Camp 2024

Altri link utili:

Milano, 23 Agosto 2024